DIFFUSIONE: i numeri della Depressione
Secondo lo studio ESEMeD (European Study of the Epidemiology of Mental Disorders; 2004), in Italia la prevalenza della Depressione si aggira intorno all’11,2%. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che il numero totale di persone con diagnosi di Depressione nel 2015 era di oltre 322 milioni, aumentando di oltre il 18% dal 2005. Solo in Italia si sono registrati oltre 3 milioni di casi (5.1%).
La depressione è una malattia democratica: colpisce tutti – I. Montanelli
La depressione colpisce oltre il 7.5% delle donne tra i 55 e i 74 anni e oltre il 5.5% degli uomini della stessa età. La Depressione non risparmia nemmeno bambini e adolescenti, che possono presentare i primi sintomi già prima dei 15 anni, anche se con livelli di gravità inferiori rispetto alle persone adulte. La Depressione, inoltre, è più frequente tra le donne (5.1%) rispetto agli uomini (3.6%).
DEFINIZIONE: quando si parla di Depressione
Per parlare di Depressione come vero e proprio disturbo non basta essere un po’ tristi.
Per il Disturbo Depressivo Maggiore è necessario che siano presenti almeno 5 sintomi tra quelli elencati, per almeno 2 settimane consecutive:
- tono dell’umore prevalentemente basso
- perdita di interesse o piacere in tutte (o quasi tutte) le attività che prima erano fonte di piacere e soddisfazione (anedonia)
- energia ridotta o elevata faticabilità (astenia)
- rallentamento o agitazione psicomotoria, osservabile quasi ogni giorno
- sentimenti di colpa o di auto-svalutazione
- difficoltà nel sonno e nell’alimentazione
- diminuzione della concentrazione
- pensieri ricorrenti di morte
Un’altra forma comune di Depressione è chiamata Distimia e si distingue dal Disturbo Depressivo Maggiore per numero di sintomi e durata: per apporre diagnosi è necessario che siano presenti almeno 2 sintomi per almeno 2 anni. Si tratta quindi di una forma più lieve di Depressione, ma tendente alla cronicità.
I sintomi della Depressione generalmente causano difficoltà nell’abilità della persona di prendersi cura di sé e possono avere un impatto significativo sul funzionamento globale, riflettendosi in un calo delle prestazioni negli impegni di vita quotidiana, nella sfera sociale, lavorativa, e così via.
La Depressione si presenta spesso insieme ai sintomi propri di altri disturbi. I disturbi d’ansia, in particolare, sono quelli che più frequentemente si trovano in “comorbidità” (compresenza) con la Depressione. Più del 70% dei pazienti con diagnosi di Depressione presenta anche un disturbo d’ansia (Wu & Fang, 2014).
CAUSE: perché si cade nella Depressione?
La Depressione è un disturbo multifattoriale. Si possono distinguere tre tipologie di fattori che influenzano l’emergere della Depressione: fattori genetici, fattori biologici e fattori psicosociali. Tali fattori non agiscono separatamente, ma si influenzano a vicenda. Riporto qui sotto uno specchietto esemplificativo.
TRATTAMENTO: cosa fare per curare la Depressione
In terapia cognitivo-comportamentale si lavora su diversi fronti.
Il primo passo è l’attivazione comportamentale: cominciare a mettere in pratica una serie di comportamenti che permettono di sperimentare situazioni diverse rispetto a quelle temute, per influenzare il modo in cui la persona sente ed interpreta la realtà. Ad esempio, la passività tipica della persona depressa porta con sé una forte sensazione di faticabilità, la quale a sua volta può portare ad una profonda demotivazione e all’incapacità di provare interesse per le attività che fino a poco tempo prima davano piacere, andando ad amplificare ulteriormente l’umore depresso. Importante è quindi spezzare questo circolo vizioso riattivando l’organismo e tornando, a piccoli passi, a fare ciò che si faceva prima e a riprendere in mano la propria vita. Se da soli non si riesce a farlo, l’aiuto del professionista, che agisce con tecniche specifiche, è fondamentale.
Già durante l’attivazione comportamentale si lavora sul piano cognitivo, ovvero sulla messa in discussione e modificazione dei pensieri depressogeni. Si parte dal presupposto secondo cui il modo in cui pensiamo influenza il modo in cui ci sentiamo. Se ci fermiamo un attimo a riflettere su questo semplice assunto, ci accorgeremo che in effetti, quando ci sentiamo turbati, spesso il motivo può essere ricondotto a come noi pensiamo che le cose dovrebbero andare, in base ai nostri principi morali, alle aspettative e alle opinioni che ci siamo formati nel corso della nostra vita. Parliamo, in tal senso, di schemi cognitivi per riferirci all’insieme di regole, opinioni e modalità di pensiero attraverso cui interpretiamo la realtà. Così, se lo schema cognitivo è improntato su un’interpretazione negativa delle cose, possiamo sentirci giù di morale e finire con il valutare noi stessi in maniera eccessivamente critica e negativa. Nella Depressione gli schemi cognitivi negativi riguardano se stessi (es. “Non valgo nulla”), il mondo (es. “Nessuno mi capisce”), il futuro (es. “Non ci sono vie d’uscita”). Il professionista quindi, in modo collaborativo e aperto, aiuta la persona a modificare gli schemi cognitivi che supportano i propri pensieri depressogeni, nonché a ritrovare fiducia in sé e negli altri e ad avere speranza nel futuro.
L’affiancamento della Psicoterapia al trattamento farmacologico è consigliabile nei casi in cui le risorse della persona non siano accessibili e ci sia il bisogno di agire anche a livello neurologico. La scelta del farmaco più adatto dipende da molti fattori e va concordata con il medico di riferimento.
PREVENZIONE DELLE RICADUTE: cosa si può fare per prevenire la ricomparsa della Depressione
La ricaduta consiste in uno o più episodi in cui si ripresentano alcuni sintomi propri della malattia. Si tratta di un’eventualità che deve essere sempre messa in conto, in quanto è possibile che situazioni avverse possano verificarsi in futuro e provocare nuovamente disagio e sensazioni spiacevoli. Nel caso in cui avvenga una ricaduta, è importante tenere a mente tutto ciò che è stato appreso durante la terapia, sia da un punto di vista teorico che pratico, e avere la consapevolezza di avere tutti gli strumenti per superare questa nuova difficoltà nel migliore dei modi. Uno degli obiettivi principali della terapia cognitivo-comportamentale è proprio quello di rendere il paziente autonomo, terapeuta di se stesso.
Uno strumento utilissimo nella prevenzione delle ricadute della Depressione è la Mindfulness. In particolare, il programma Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT; di Seagal, Williams & Teasdale) è stato ideato appositamente per pazienti già trattati per Depressione con esiti positivi, per prevenire possibili ricadute.
Infine, ricorda: la ricaduta non è un fallimento, ma l’occasione per rinforzare ciò che hai appreso e apprendere nuove strategie di coping.
Se ti serve un aiuto e non sai a chi chiedere, puoi contattarmi per una consulenza. Vai semplicemente alla pagina Contatti e lascia un messaggio, ti risponderò il prima possibile.
Giulia